La processione delle castagne

Dal volume “Tradizioni popolari ticinesi” di Vittorio Pellandini (pubblicato nel 1911) abbiamo tratto una divertente storiella che riguarda proprio Sigirino e che probabilmente, in passato veniva raccontata per passatempo, per “tenere allegra la brigata” come annotava l’autore.

“Sigirino era e può essere ancora chiamato “il paese delle castagne” per la sua grande produzione. L’anno 16… diede un prodotto straordinario, inaudito, tanto per la quantità come per la grossezza sorpassante quella delle castagne d’India. Una grande quantità di rami si era schiantata, non potendo reggere allo straordinario peso della frutta. Ciò afflisse grandemente i Sigirinesi, anche perché si videro obbligati a dare le più belle agli asini, serbando loro solo le più piccole.

Onde impedire che una tale sciagura si ripetesse negli anni vegnenti, pregarono il signor Curato di organizzare una processione per placare l’ira dell’Altissimo, che certamente avrà mandato quella calamità in punizione dei loro peccati. Il signor Curato esaudì i loro voti ed indisse una processione per la domenica successiva, subito dopo la Santa Messa, che si celebrò di buon mattino. Ordinò che alla processione prendessero parte solo gli adulti, i quali non dovevano prender cibo ed andare in processione digiuni affatto.

Ogni partecipante doveva prendere seco un sacchetto di bruciate scelte delle più grosse. Alla domenica mattina, dunque, la processione si mise in viaggio per la montagna, con alla testa il M. R. Curato, il quale aveva accettato l’invito coll’intenzione di dar loro una severa lezione. Il signor Curato cantava: “Non date più, o Signore castagne agli asini” e i fedeli rispondevano: “Miserere nobis, Domine, miserere nobis”.

Solo verso mezzogiorno, il signor Curato permise ai suoi parrocchiani di rompere il digiuno con alcune castagne. La processione continuò poi subito, per non terminare col rientrare in paese quando il sole era volto all’occaso e già incominciava il crepuscolo. Si può immaginare quale appetito abbiano potuto avere quei buoni montanari in quel lungo viaggio. Nel pomeriggio non domandarono più il permesso al signor Curato per mangiare le bruciate che avevano portate seco; ma, alla prima sfuggita, poi liberamente, le divorarono, sebbene fossero delle più grosse.

Da questo fatto quei di Sigirino furono sopannominati “gli asini”, ed il soprannome dura ancora al giorno d’oggi. La leggenda racconta che, da quell’anno in poi, quei di Sigirino non fecero più sì gran raccolto di castagne; ma, comunque sia, la dura lezione impartita loro dal Curato deve aver levato dal capo la voglia di lamentarsi dei raccolti troppo grassi.”

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