Monte Barro
– La via delle querce –
Intervento selvicoltura di valorizzazione
In passato il Monte Barro era pascolato e presentava una struttura aperta e luminosa; poi, con l’abbandono della gestione agricola, esso si è inselvatichito. Tra i castagni e tra le querce hanno così cominciato a spuntare altri alberi, soprattutto betulle, mentre l’erba che un tempo cresceva rigogliosa si è diradata e ha ceduto il passo a ginestre, rovi e a numerosi altri arbusti.
Nel 2018 il Patriziato di Sigirino, ricevuta l’adesione del confinante Patriziato di Torricella Taverne, ha deciso di assumere il ruolo di ente esecutore di questo intervento di recupero del territorio, ripristinando la situazione del bosco come allo stato originario su una superficie di 10 ettari.
Cosa è stato fatto?
Sono stati abbattuti gli alberi insediatisi spontaneamente tra le grandi querce, liberando queste ultime dalla concorrenza per la luce; gli esemplari più meritevoli sono anche stati potati, eliminando i rami secchi. Qua e là si è lasciato in piedi qualche individuo morto, prezioso rifugio per tutta una serie di specie animali. È inoltre stato sfalciato il sottobosco e si è riseminata l’erba: la sua presenza è infatti una premessa fondamentale per la gestione agricola a pascolo estensivo. Sono anche stati valorizzati alcuni biotopi umidi esistenti.
Il risultato è un bosco rado e luminoso, una selva di querce. Si tratta di un ambiente pregiato sia a livello paesaggistico che per la sua biodiversità, in quanto molto ricco di specie di farfalle, coleotteri, uccelli e pipistrelli. È risaputo che le querce sono alberi molto longevi che possono ospitare, all’interno delle loro chiome, un numero di specie animali che nessun altro albero riesce a raggiungere. Ecco perché questo progetto, che è stato insignito del Premio svizzero dall’Associazione ProQuercus nel 2020, riveste un elevato valore anche dal profilo naturalistico.
Il promontorio del Barro è però anche un riconosciuto bosco di svago, molto frequentato da numerose persone, facilmente accessibile e prossimo a due centri abitati. Allo scopo di migliorare la funzione ricreativa del bosco, è stato sistemato un tratto di sentiero esistente e realizzato un nuovo sentiero tematico di 600 m, lungo il quale sono state collocate numerose sedute panoramiche; in vetta si trovano tavoli e panchine per sostare e fare pic-nic. Inoltre, è stata realizzata una fontana in grado di fornire acqua potabile, e questo a beneficio sia degli utenti, sia per abbeverare il bestiame nei periodi di pascolazione. L’acqua in esubero va ad alimentare un biotopo umido.
Sono inoltre state posate un buon numero di infrastrutture didattiche (cartelli esplicativi e targhette di riconoscimento delle specie), rendendo l’area potenzialmente interessante per le attività legate alla formazione scolastica nella natura.
Tenuto conto di tutti questi aspetti, si può affermare che il comparto del Barro rappresenta un bell’esempio di bosco multifunzionale: vi convivono infatti, in sovrapposizione, valori naturalistici, paesaggistici, agricoli, e ricreativi.
Il Monte Barro rappresenta una vera e propria rarità in quanto vi sono tutte e quattro le specie endemiche di quercia:
Farnia
Quercus robur
Rovere
Quercus petraea
Roverella
Quercus pubescens
Cerro
Quercus cerris
Il querceto del Monte Barro era gestito dagli agricoltori del luogo fino agli anni ’70 in modo intensivo, sia per l’approvvigionamento di legna che per il pascolo del bestiame. A seguito dell’abbandono di queste pratiche di gestione, il rapido avanzamento del bosco ha causato la chiusura del bosco e la conseguente perdita di biodiversità. Gli interventi selvicolturali effettuati nel 2019-2020 hanno permesso di valorizzare il comparto dal punto di vista paesaggistico, biologico, storico/culturale e non da ultimo per lo svago.
La situazione al termine dei lavori vede una formazione forestale rada dominata dalle querce, accompagnate puntualmente da altre latifoglie a portamento sia arboreo che arbustivo (betulle, sorbi, carpini, ornielli, biancospini, maggiociondoli, ecc.).
Come riconoscere le querce
Foglia
- Di forma e dimensioni molto variabili con picciolo lungo 10-25 mm.
- Ciuffi di peli lungo la nervatura centrale sulla pagina inferiore.
- Contorno delle foglie ovale (4-8 lobi per parte), con la massima larghezza sovente a metà della lunghezza.
Frutto
- A grappoli (da qui il nome tedesco “Traubeneiche”) con peduncolo breve.
- 1/3 della ghianda è circondato dalla cupola a forma di scodella.
- Le ghiande sono in media più piccole e ovali di quelle della farnia.
Gemma
- Raggruppate all’estremità dei getti, ovoidi appuntite, più o meno angolose, con numerose perule a protezione della gemma stessa.
Foglia
- La forma e dimensione sono molto variabili.
- Presenta un picciolo lungo 2-12 mm e una lamina priva di peli.
- Da 3 a 6 lobi arrotondati per parte (insenature di solito più profonde che in Quercus petraea).
Frutto
- Caratterizzate da un lungo peduncolo (da qui il nome francese chêne pédonculé).
- Ghiande in media più grandi rispetto a Quercus petraea, con cupola a forma di scodella coprente il terzo inferiore della stessa.
- Forma più cilindrica che ovale.
Gemma
- Gemme raggruppate all’estremità dei getti, di forma ovale e con numerose perule.
Foglia
- Forma piuttosto variabile, in genere con lobi profondi e con una piccola punta.
- Foglie molto ruvide con la massima larghezza nella seconda metà della stessa.
- Picciolo peloso lungo fino a 2.5 cm.
Frutto
- Ghiande di circa 2.5 cm.
- Il cappuccio è facilmente riconoscibile dalle squame arricciate lunghe fino a 1 cm.
Gemma
- Le gemme sono piccole e rossastre.
- Sono dotate di squame fibrose.
- Ben riconoscibile per via dei peli.
Foglia
- Lunghe 5-12 cm presentano un contorno ovale con forma simile a Quercus robur/petraea ma con una pubescenza corta e fitta sulla pagina inferiore della foglia (soprattutto lungo le nervature).
- Picciolo peloso solitamente inferiore ai 2 cm.
Frutto
- Ghiande con forma da ovale a cilindrica, contenenti un solo seme.
- Di colore bruno a maturità.
- La base della ghianda è ricoperta dall’involucro fruttifero a forma di scodella.
Gemma
- Di forma ovale e raggruppate all’apice dei getti.
- Le perule, di colore bruno con margine più scuro, sono più o meno densamente pubescenti.
Le caratteristiche dei boschi di querce
Al Sud delle Alpi i querceti rappresentano una formazione forestale molto rara e preziosa, presente in maniera limitata con piccoli popolamenti.
Attualmente, l’estensione delle querce in Ticino costituisce solamente il 10-20% della superficie che potrebbero potenzialmente occupare. La causa principale è da ricondurre alla concorrenza con altre specie, alla diffusione del castagno e all’intenso sfruttamento forestale da parte dell’uomo.
In base alle condizioni stazionali, le querce possono creare diverse formazioni forestali:
Querceto di Farnia
Principalmente lungo le sponde fluviali formando un ecotono di transizione tra ambiente acquatico e terrestre
Querco-carpineto planiziale
Nelle zone più lontane dalla sponda fluviale, dove la falda è più profonda
Querco-carpineto collinare
Querceto di rovere
Situato in ambienti sub-montani
Querceto di poverella
In ambienti collinari e sub-montani
Querceto di cerro
Nelle zone collinari
Le necessità ecologiche e stazionali delle quattro specie di quercia sono molto differenti. Nonostante ciò, sul Monte Barro sono tutte presenti: la bassa fascia altitudinale, lo scarso approvvigionamento idrico e il versante soleggiato e caldo hanno permesso il loro insediamento e la sopravvivenza nel corso degli anni.
La gestione del querceto
In passato i boschi di querce rivestivano un ruolo fondamentale per l’economia locale: oltre al legname pregiato per costruzioni, per la confezione di carbone e per la concia delle pelli, questi boschi erano intensamente pascolati da maiali per le ghiande e, ancora fino a pochi decenni or sono, utilizzati periodicamente per foraggiare le capre durante l’inverno.
Come si può osservare dalle fotografie aeree storiche, il Monte Barro era gestito in modo intensivo dagli agricoltori locali fino agli anni ’70. In seguito, la perdita d’interesse per queste pratiche gestionali ne ha causato il progressivo abbandono. In pochi anni il bosco è avanzato in maniera rapida con specie pioniere (principalmente betulla), causando un’evidente chiusura del comparto boschivo. Questa nuova situazione ha portato a una perdita di biodiversità non indifferente.
L’intervento selvicolturale ha permesso, oltre alla valorizzazione del comparto dal punto di vista della biodiversità, del paesaggio e dello svago, di ripristinare alcune superfici pascolabili. In questo modo, gli allevatori del posto possono pascolare il loro bestiame ed approfittare nuovamente di questa formazione boschiva, come era usanza e tradizione fare in passato.
Swing the World, l’altalena panoramica sul Monte Barro
I fondatori di questa iniziativa sono due giovani ticinesi appassionati di fotografie e videomaking che producono artigianalmente delle altalene che vengono poi installate in vari luoghi molto scenici del Ticino e non solo.
I fondatori vogliono far conoscere al mondo gli angoli nascosti, mozzafiato e instagrammabili del territorio. Il tutto con un occhio di riguardo per l’ecologia. Tutti i materiali per la creazione delle altalene vengono scelti e selezionati per farli integrare nel miglior modo con l’ambiente circostante, sostenendo la natura.